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domenica 14 dicembre 2014
Adriana Asti al Festival di Venezia 2014 presentando "Pasolini" di Abel Ferrara by Walter Ciusa
Disinvolta, perfino scorretta, in fondo più umana. Adriana Asti è l'anima desnuda del teatro italiano che, influenzata dallo spirito più inquieto (almeno dal punto di vista storico) della rivoluzione culturale del '68, si è fatta più ardita. Attrice teatrale e cinematografica (nonché doppiatrice) ha lasciato che, di tanto in tanto, la sua mano femminile svicolasse decisa persino sul fondoschiena dell'amato cinema europeo, anche se non sempre l'abito e l'atmosfera sono da serata di gala con grandi autori. Un gesto da ruvido West, che deve esserle rimasto appiccicato dopo che tanti registi hanno visto in lei un'interprete grandiosa e travolgente di pellicole che sfioravano l'erotico. Altra storia e altra stoffa, ovviamente. Perché la recitazione davanti alla cinepresa è quanto di più diverso esista da quella di fronte al grande pubblico di un teatro. Ma addosso, e in entrambe le dimensioni, le è rimasta la stessa originalità ironica e molto milanese.
Nata a Milano il 30 aprile 1933, comincia a recitare negli Anni Cinquanta, esclusivamente a teatro, sotto l'ala protettiva di Giorgio Strehler e del suo Piccolo Teatro di Milano. Già nel 1952, recita accanto a Lilla Brignone, Alberto Lupo, Romolo Valli, Tino Buazzelli eTino Carraro in "Elisabetta d'Inghilterra". Seguiranno un gran numero di performances sul palcoscenico, tutte da trattenere il fiato, ma fra le tante si ricordano principalmente: "Questa sera si recita a soggetto" (1962) di e con Vittorio Gassman; "Mito e Libertà" (1962), sempre con Gassmanalla regia; "Le bonnes" (1980) con Manuela Kustermann, "Santa Giovanna" (1984); "Giorni felici" (1985, poi replicato nel 2010); "La locandiera" (1986); "Tre uomini per Amalia" (1988) e "Ferdinando" (2000). Anche se forse la sua più grande interpretazione rimane quella in "Alcool" da lei scritto e interpretato che le fa ottenere i Premi Siae e Duse.
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