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sabato 6 ottobre 2018
THE HUMAN FILM//the trailer
Dove finisce la realtà e dove inizia la messa in scena? La finzione cinematografica, il paradosso della realtà filmica, è tutto giocato su un tacito patto con colui che guarda. Posso ingannarti (purchè ti abbia opportunamente informato) con una costruzione narrativa plausibile, oppure presentarti la realtà così come la macchina da presa può cogliere direttamente dagli eventi, senza che questi vengano in qualche modo modificati da chi li riprende, con la logica e gli stilemi riconoscibili del documentario. E’ su questo discrimine incerto che si operano tutte le falsificazioni possibili, tutte le contraffazioni dei falsi documentari che nascondono elaborate “messe in scena”; pur tuttavia il pubblico viene informato su ciò che sta guardando, fiction o documentario, vero o falso che sia. L’ambiguità crea disagio qui come non mai. "The Human Film" è un film ambiguo, spurio, linguisticamente scorretto perché scompagina con intelligenza le regole più elementari del patto con lo spettatore. Presentato come fiction, il film di Ciusa non svela il suo dispositivo ed elude qualsiasi tipo di informazione sulla storia o non-storia, sui personaggi e gli interpreti. Il video, con la sua immediatezza un po’ brutale, talvolta consente di aprire inusitati canali di senso e di giocare ambiguamente, come in questo caso, su realtà e fantasia. Lo hanno fatto i cineasti di Dogma, alla ricerca di uno sguardo “casto”, non inquinato da effetti speciali e luci aggiuntive, l’unico artificio ammesso era quello dettato dalla finzione narrativa, tuttavia anche qui non c’era inganno tra verità e finzione. Ma l’ambiguità del film, la sua affascinante scorrettezza, non è solo costruita sui personaggi ma è soprattutto linguistica, nel suo giocare con categorie schematiche (fiction e documentario) per scompaginarne lo schema, senza nel contempo suggerire chiavi di lettura e di comprensione salvo forse gli eloquenti titoli di coda. Qualcosa di simile è stata creata da Ciprì & Maresco con cinico-TV, ma in questo caso saltava subito agli occhi la maestosità della messa in scena e lo sgangherato realismo degli attori. Le immagini del film di Ciusa si sottraggono alla logica della fiction, cercando di negare anche quella del documentario. Il mondo, come diceva diversi anni fa Piergiorgio Firinu, è irrappresentabile, ma alcuni cineasti come Ciusa, pur consapevoli di ciò, continuano inesausti a tracciare con la loro telecamera le mappe dei propri miraggi come cartografi impazziti.
Gabriele Veggetti (critico cinematografico)
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1 commento:
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