Nato a Genova nel 1929, giornalista professionista dal 1961, assunto nel 1970 alla Direzione Generale della Rai a Roma, si occupò sin dall’inizio di programmazione di film. Dal 1976 responsabile di questo settore a Raiuno, passò poi nel 1981 a Raidue come capostruttura.
Il governo francese lo ha nominato “Officier des Arts et des Lettres”; è la sua unica decorazione).... continua
Incontrato al Festival del Cinema, mi è sembrato subito disponibile e anche curioso, per nulla conformista ed omologato, come una parte dei critici che si piegano ai poteri forti editoriali e televisivi. Si è subito dissociato dall'operazione Muller, mai in chiave polemica, ma come messaggio d'amore verso il cinema che veramente ama: quello occidentale, se poi è in lingua francese ancora meglio. Tra l'altro aveva con sè un DVD della "Grande Illusione" di Renoir, film del 1937, che per fortuna anch'io avevo visto. Un uomo d'altri tempi, grande nostalgico dei films di Melville- uno dei padri dl noir- ma anche totalmente all'oscuro della presenza di un mostro sacro del cinema come David Cronenberg. Fava ci racconta anche di quando Elio Petri- "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto"- nell'atto di recensire uno dei tanti capolavori di John Ford, fu obbligato dalla redazione a scrivere: " Un film del fascista Ford".
2 commenti:
Graden Fava, per quello che gha fatto in televisione, come portavoce di una grande tradizione cinematrografica: ma non per questo- cosa che molti "grandi vecchi" fanno- ci si deve tappare gli occhi dinanzi al Nuovo che avanza!
Assolutamente d'accordo con il Conte.
Certo che questi grandi vecchi-tra cui anche Squitieri-hanno ancora molto da insegnarci!
W la gerontocrazia!
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